Chissà cosa avranno pensato Nipa Doshi e Johantan Levien quando si sono addentrati nei dintorni di Savile Row. Non che tra le botteghe artigiane del quartiere di May Fair non ci siano mai stati, ma viene facile pensare che loro, rappresentati di un design fatto di contaminazione – lei indiana trapiantata a Londra, lui ebanista scozzese – non siano assidui frequentatori di questi luoghi che da oltre due secoli custodiscono gelosamente la tradizione sartoriale e l’artigianato tipicamente british.
A portarli lì, il desiderio di confrontarsi con uno dei laboratori di calzature su misura più prestigiosi del mondo, il granducato di John Lobb (Ltd), che da cinque generazioni veste i piedi, tra gli altri, della corte britannica.
Ma quando si varca la soglia di uno dei tempi della sapienza artigiana ci si rende subito conto che reinventare la scarpa è fuori discussione e che l’unico modo per creare qualcosa di diverso, è sfruttare la conoscenza secolare per dar vita a qualcosa di unico, che possa essere esclusivamente riprodotto a mano.
I modelli nati da Apprentice – il nome riverente del progetto – sono quattro. Le stringate col tacco da donna, modello tradizionale confezionato da Lobb per le ladies d’oltremanica, si alzano di qualche centimetro, tingono il cap di vernice e la tomaia di argento rilucente oppure si rivestono di pelle di coccodrillo; quelle da uomo si arricchiscono di dettagli, come l’insolito tagliio della tomaia intorno alla caviglia, e si decorano di impunture asimmetriche che sembrano quasi voler ricreare le iniziali del calzolaio di St James street.
Via: Dezeen
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